15 settembre 1992 – 12 giugno 1993
Mostra a cura di Claudio Giumelli e Pier Carlo Santini
Nel panorama generale dell’attività di un artista si tende a considerare l’illustrazione di libri una parte secondaria, ed è un errore. Tanto maggiore sarebbe l’errore davanti all’opera di Carlo Mattioli: ogni suo disegno, anche gli studi, è “un’opera”, che non vale meno di un olio e che anzi dà, più di un olio, la cognizione della sua forza di disegnatore, dello slancio creativo immediato che lo possiede. Proprio gli studi, anzi, che reisalgono in alcuni casi al 1944 o agli anni ’50, stimolano a un’indagine approfondita su questo aspetto dell’arte di Mattioli, indagine ancora da compiere e che non andrà trascurata, per tracciare il quadro completo del suo percorso. L’essenzialità degli “Studi per i Canti di Giacomo Leopardi”, nella malinconia sottile dei grigi (a cominciare dall’indimenticabile ritratto del poeta), diventa passione romantica negli stendhaliani “Vanina Vanini” e “Chartreuse de Parme”, che si accendono di rossi e azzurri in brevi visioni di mantelli svolazzanti contro i fondi cupi. Probabilmente nessuno ha mai saputo interpretare come Mattioli l’animus stendhaliano che è a lui evidentemente più congeniale di ogni altro grande scrittore che lo ha commosso. Ma come non ricordare il suo Minotauro per l a”Divina Commedia”? O le lievi immagini argute che accompagnano le cinquecentesche novelle del Sermini? Il corpus di questi disegni sta a dimostrare che Mattioli, nell’interpretare il clima delle opere letterarie, sa penetrare nell’intera gamma dei sentimenti umani, con una ben rara capacità di comprensione. Un Mattioli inedito, dunque, anche se siamo davanti a edizioni di grane pregio, di quelle che nascono solo dall’amore per il libro e che fanno di esso stesso un’opera d’arte.
La mostra raccoglie 240 opere grafiche dell’artista nell’arco di quasi cinquanta anni, dal 1945 al 1992.