Come primo risultato della collaborazione tra l’Università per Stranieri di Siena e la Fondazione Ragghianti, sulla base della convenzione-quadro siglata nel 2020, è ora in linea la mostra virtuale ‘Il paesaggio toscano nei critofilm di Carlo Ludovico Ragghianti’ curata da Caterina Toschi dell’Unistrasi e Lorenzo Mingardi dell’Università degli Studi di Firenze (già borsista della Fondazione Ragghianti).
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Il percorso espositivo, articolato in cinque sezioni, presenta una selezione di documenti (filmati, fotografie, lettere e riviste) – alcuni dei quali inediti – che illustrano come Carlo Ludovico Ragghianti abbia esplorato le forme del paesaggio urbano e rurale mediante la formula del “critofilm d’arte”: termine da lui stesso coniato per indicare un mezzo, dal forte potenziale divulgativo e critico, in grado di avvicinare durante il secondo dopoguerra il grande pubblico al patrimonio culturale, paesaggistico e architettonico italiano. Storico dell’arte, critico, accademico, politico, Ragghianti è anche cineasta. Per questa sua attività, determinante è il ruolo di Adriano Olivetti – a cui è dedicata la prima sezione della mostra –, con il quale condivide l’esigenza di immaginare nuovi canali attraverso cui educare i diversi strati della società italiana, al fine di stimolare il dibattito libero e il rinnovamento culturale in un Paese a lungo prostrato dalla chiusura autarchica fascista. La loro collaborazione inizia nel 1952 con la pubblicazione della rivista SeleArte, uno dei primi periodici di storia dell’arte in Italia espressamente rivolto a un pubblico di non specialisti. Un anno dopo, nasce l’idea di trasferire dalla carta alla pellicola l’opera, al contempo divulgativa e critica, portata avanti per via editoriale: la Direzione Pubblicità e Stampe della Olivetti inizia infatti a produrre SeleArte cinematografica, con cui Ragghianti realizza, tra il 1954 e il 1963, una serie di diciotto cortometraggi sulla storia dell’arte e dell’architettura. Tra questi, dieci critofilm hanno come tema l’architettura e sette indagano il paesaggio urbanistico. Ciò che emerge dalla lettura della città di Ragghianti è che, sulla scorta degli studi di altri architetti e storici a lui molto cari – tra cui Marcel Poëte, Luigi Piccinato, Edoardo Detti –, l’organismo urbano sia una sorta di unico grande edificio costituito da diverse superfetazioni formatesi nel tempo, in continuo rapporto con il territorio naturale circostante. Gli architetti, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta stanno pianificando il futuro delle città toscane, debbono infatti, per Ragghianti, considerare il paesaggio naturale come un elemento strutturante, indissolubilmente legato allo sviluppo urbano. Questa idea emerge assai chiaramente nei quattro critofilm presentati in mostra – ciascuno illustrato da una propria sezione documentaria –, che ancora oggi costituiscono testimonianze eccezionali sul dibattito culturale, urbanistico e paesaggistico del secondo dopoguerra italiano.