Dalla sua nascita nel 1968, con le prime esperienze del tedesco Gerry Schum, la videoarte ha conosciuto una impetuosa crescita e maturazione, sino a divenire negli anni Novanta un mezzo di espressione preponderante, se non addirittura privilegiato, rispetto alle tecniche tradizionali e manuali dell’arte e rispetto alla stessa fotografia.
L’uso sistematico del colore, l’accorciamento della durata di trasmissione, la diffusione di elementi spettacolari di fruizione (videoproiezione su grande schermo, installazione di immagini multiple con televisori o spazi dinamici), l’introduzione di “effetti speciali” grazie alla combinazione col computer e le tecniche digitali: ecco i fattori che concorrono a fare della videoarte non più una esperienza di faticosa fruizione elitaria, ma un linguaggio ad alto potenziale immaginativo, parallelo quasi o alternativo al linguaggio del cinema.